martedì 7 luglio 2020

Lasciateli entrare!

Intorno alla gravidanza e alla nascita di un bambino gravitano antiche tradizioni che, da una parte all’altra del mondo, attraverso abitudini e, a volte rituali, profondamente differenti tra loro, mantengono una costante comune: il continuo appoggio emotivo alla donna in travaglio, “ingrediente essenziale che offre eccezionali benefici ostetrici ed emotivi sia durante il parto che nel periodo post-partum”.
 
Proprio così: avere accanto, durante il travaglio e il parto, una persona di fiducia di propria scelta (come già raccomandato dall’ OMS nel documento del maggio 1985 "TECNOLOGIA APPROPRIATA PER LA NASCITA") non solo diminuisce la durata del travaglio e addirittura facilita il parto, ma persino riduce notevolmente l’incidenza di depressione post-partum e migliora l’esperienza di allattamento della diade. 
 
foto dal web
In questi mesi di emergenza sanitaria, ancor più di quanto accadeva nei tempi precedenti l’epidemia, le donne gravide hanno vissuto il parto come un’esperienza solitaria e angosciante, di assoluto isolamento. Sono state private del conforto di avere accanto il proprio partner, con cui condividere l’evento tanto atteso della nascita e sul quale fare affidamento per sentirsi contenute e protette. 
 
Stando agli studi documentati da M.H.Klaus e J.Kennel in “Far da madre alla madre”, la madre ha bisogno di “sentire la premura, l’affetto, l’amore, il senso di partecipazione, di responsabilità del padre e ha bisogno di sentire che anch’egli sta condividendo l’esperienza intima di dare alla luce un figlio”. 
 
Il padre, dal canto suo, ha bisogno di sentirsi partecipe dell’esperienza della nascita, di sentirsi utile, di potersi assicurare che la sua compagna e il suo bambino stanno bene, “ha un forte desiderio di aiutare, di essere utile e attivo e di sentirsi importante e necessario per la madre”.
 
Escludere il padre dall’evento nascita rappresenta una vera e propria violenza nei confronti dell’intera famiglia che sta nascendo.
 
“Se si lascia una madre da sola anche per cinque minuti, (durante il travaglio ndr.) ella comincia ad angosciarsi. Perde il controllo di sé stessa…”. 
 
E’ facile immaginare, partendo da questi presupposti, in quale stato d’animo si siano trovati ad affrontare l’esperienza della nascita le donne e gli uomini che hanno avuto un figlio negli ultimi mesi.
Solitudine, incertezza, paura da una parte; angoscia, preoccupazione, senso di impotenza dall’altra. 
 
Come possiamo affermare che la salute psicologica ed emotiva dei componenti di una famiglia sia meno importante della loro salute fisica? Per quale motivo quest’ultima dovrebbe essere tutelata ad ogni costo, addirittura a discapito della prima? 
 
Studi scientifici hanno ampiamente dimostrato come il modo in cui un bambino viene al mondo influenza moltissimi aspetti della sua vita futura e di quella della sua mamma e del suo papà. 
 
E se gli interventi medici (richiesta di anestesia epidurale, utilizzo di ossitocina sintetica, interventi quali episiotomia, utilizzo del forcipe e addirittura taglio cesareo) aumentano esponenzialmente, col diminuire della qualità dell’assistenza emotiva alla donna, i benefici di avere accanto il partner durante il travaglio non si limitano di certo a questo.
 
Secondo gli studi succitati, a distanza di sei settimane dal parto, donne che avevano ricevuto un’assistenza emotiva adeguata mostravano un rapporto più sereno e soddisfacente con il loro partner, ritenevano i loro bimbi belli, intelligenti e facili da gestire in percentuale maggiore rispetto a chi non era stata seguita adeguatamente durante travaglio e parto. Addirittura, le mamme del primo gruppo ritenevano che i loro figli piangessero meno di altri bambini, allattavano con maggiore facilità e più a lungo in maniera esclusiva, riconoscevano un migliore stato di salute dei loro bambini rispetto alle mamme del secondo gruppo. 
 
In altre parole: “Il sostegno durante il travaglio ha accelerato la capacità delle madri del (primo) gruppo di innamorarsi dei loro bambini e questo attaccamento le aveva rese meno desiderose di allontanarsi dai loro figli [...] Le madri che sono contente di sé stesse e sono meno preoccupate creano un ambiente più positivo in cui i neonati possono crescere e stare bene.”
 
Permettere alla donna che partorisce di avere accanto una persona di fiducia a sua scelta significa promuovere salute. La salute di una donna, certamente, ma non solo: la salute di un neonato, la salute di una famiglia e, per estensione, la salute di un'intera società. Vale la pena dare la giusta importanza a questo diritto e cercare soluzioni immediate per rimuovere ogni ostacolo che sino ad oggi ne ha impedito la realizzazione.
 
 
Ilenia Brugnara

2 commenti:

  1. Io ho avuto la fortuna di assistere la nascita di tutti e due i figli, fantastico. Giuseppe BZ

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  2. Grazie per la tua testimonianza, Giuseppe.
    Sarebbe bello se a nessun papà fosse impedito.

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