Bologna: racconto di una nascita rispettata _ (di B.)

 Vorrei condividere l'esperienza, molto positiva, nonostante la pandemia, del mio parto all'ospedale Maggiore di Bologna.

Innanzitutto è garantita sempre la presenza del padre, che è stato con me per tutta la durata del travaglio (non solo attivo!). Presente in sala parto, poi nelle due ore successive alla nascita, solo noi tre, con il bimbo appoggiato sulla mia pancia; e poi ogni giorno in visita dalle 7 alle 20, senza limitazioni.
Al parto è stato eseguito il taglio ritardato del cordone, senza che neanche dovessi chiederlo, è stato subito incentivato l'allattamento, e praticato lo skin to skin. Non hanno portato via il bimbo per lavarlo o vestirlo.
Oltre a ciò, devo davvero segnalare un reparto eccellente, nel quale il personale è estremamente attento alla fisiologia e alle esigenze di mamma e bimbo: sono promossi e supportati lo skin to skin e l'allattamento, e questo non solo a parole. A ogni poppata le ostetriche (formate, ma formate per davvero!) sono disponibili e presenti per aiutare con il giusto attacco e a trovare la posizione più comoda.
Nel mio caso è stato necessario integrare con un po' di latte tirato, mi è stato quindi insegnato ad usare una siringhina per evitare interferenti.
Il bimbo ha passato una notte in tin, e sono immediatamente stata intercettata da una loro consulente per l'allattamento, che mi ha dato consigli su come gestire la situazione.
Infine, dopo circa una settimana dalle dimissioni, sono stata contattata dal loro ambulatorio allattamento per sapere come andava e se avevo bisogno di ulteriore supporto.

Il mio desiderio era un parto non medicalizzato, naturale, rispettato, e ritengo giusto condividere un'esperienza simile, dato che non è sempre scontato poterla vivere anche all'interno di un grande ospedale. 

( B.B.)



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