venerdì 31 luglio 2020

Hanno rispettato i tuoi diritti? 7 domande per scoprirlo (e 3 micro azioni per contribuire alla Nascita Rispettata)

Hai partorito da poco, oppure stai per farlo.

Sappiamo che potresti avere mille dubbi, su quello che ti troverai ad affrontare, o su quello che hai già affrontato.

Lo sappiamo perché anche noi ci siamo passate. I dubbi erano tanti, troppi. E il bisogno di capire e affrontare al meglio il parto - o il post-parto - ci ha spinte a trovare delle risposte e a confrontarci con altre donne.

Le domande che ci siamo fatte hanno mosso in noi la voglia di attivarci, di unire le nostre forze, di chiedere a chi queste risposte dovrebbe darcele, per rassicurarci e accompagnarci nell’impegnativo “lavoro” di mettere al mondo una nuova vita.

Dai nostri dubbi è nata la ricerca di come dovrebbe essere, in base alle evidenze scientifiche, l’assistenza al parto.

Qui di seguito trovi le 7 domande da porti per capire se i tuoi diritti sono stati rispettati. In fondo, troverai diverse risorse e un invito ad attivarti per contribuire alla Nascita Rispettata con micro azioni alla portata di tutti.





1. Ti hanno concesso di avere accanto una persona di fiducia (partner o altra persona), per un sostegno fisico e/o emotivo continuo durante il travaglio e il parto?

Quando nasce un bambino nasce una nuova famiglia. È un momento indimenticabile e il modo migliore per affrontarlo è condividerlo anche con il papà.

Ma la presenza del papà (o altra figura di riferimento per te) non è fondamentale solo al momento del parto. Il sostegno continuo in travaglio ti aiuta ad affrontare al meglio le diverse fasi fino alla nascita, a sentirti sostenuta emotivamente e nelle piccole necessità.

Una mamma ci racconta:

“Non avevo acqua. Ho dovuto andare a prenderla alle macchinette, ma poi ho finito le monetine. Non sapevo che per partorire in ospedale avrei dovuto portarmi i soldi dietro.”

Sappiamo che gli operatori che ti assistono in ospedale sono a tua disposizione; sappiamo anche che si trovano spesso a dover seguire più donne insieme e a fare turni di lavoro stressanti.

Per questo motivo avere accanto una persona di tua fiducia può aiutarti in tutte quelle piccole e grandi necessità che potresti avere per tutto il travaglio.



2. Sei stata libera di vivere il travaglio ed il parto nelle posizioni e nella maniera desiderata?

Ogni donna sa partorire ed ogni bambino sa nascere. Per questo è importante ascoltare il proprio corpo e assecondarlo, muovendosi e assumendo posizioni che, non solo alleviano il dolore per te mamma, ma aiutano anche il tuo bambino ad uscire.

Ogni donna è a sé, ogni parto è a sé, e non ci sono posizioni che siano valide per tutte. 

Men che meno la posizione distesa supina (la cosiddetta posizione litotomica), spesso adottata perché più comoda per il personale che ti assiste, ma tra le meno indicate perché:

>> ti costringe ad un ruolo passivo;

>> può essere causa di sofferenza per il tuo bambino, portando così il personale a dover intervenire con procedure mediche (dilatazione manuale, episiotomia, manovra di kristeller, ventosa, cesareo…). 

3. È stato evitato l'uso di pratiche mediche invasive (induzione, taglio del perineo, spinta sulla pancia) o, se strettamente necessarie, te le hanno motivate e spiegate e ti hanno chiesto il consenso?

Siamo abituate a sentire racconti di parto in cui sembra inevitabile l’intervento medico per permettere la nascita di un bambino in salute: 

>> interventi farmacologici (come l’induzione con flebo di ossitocina sintetica), 

>> oppure meccanici (come la dilatazione manuale, l’episiotomia o taglio del perineo, la manovra di Kristeller o spinta sulla pancia). 

Eppure sappiamo tutti che gravidanza e parto non sono una malattia!

Infatti la quasi totalità delle gravidanze è fisiologica e, il più delle volte, non è necessario intervenire in alcun modo. 

Gli interventi medici non si rendono necessari quando la partoriente:

- è rispettata nei suoi bisogni (di bere, mangiare, muoversi, scegliere le posizioni che le suggerisce il corpo, avere una persona di sostegno accanto, provare sollievo attraverso l’acqua, ecc.);

- è rispettata nei suoi tempi;

- è sostenuta fisicamente, psicologicamente ed emotivamente. 

Quando un parto si svolge in queste condizioni la medicalizzazione necessaria può essere nulla oppure minima.

Per questo è importante che, se ti viene praticato un intervento medico, ti venga spiegata con chiarezza la sua motivazione, i pro e i possibili rischi. Dopo una spiegazione chiara e comprensibile tu hai il diritto, riconosciuto per legge, di esprimere il tuo consenso oppure di rifiutarti.

Quando una donna può partecipare alle decisioni prese per il suo parto aumenta la sua soddisfazione nei confronti dell’esperienza, ma non solo: aumenta anche la sua autostima, il suo senso di competenza e diminuiscono i rischi di depressione post-partum. 

In altre parole, quando la donna prende parte alle decisioni senza subirle, migliora la sua salute e, a lungo termine, anche quella del bambino o della bambina.

4. Immediatamente dopo il parto sei stata libera di avere il tuo bambino a contatto, pelle a pelle?

Il tuo bambino è stato dentro di te per nove lunghi mesi, ovvero per l’intero periodo in cui è esistito. Sentire il tuo sapore, il tuo odore (quello del liquido amniotico, che richiama quello del tuo latte), sentirsi avvolto dal calore del tuo corpo e ascoltare il suono rassicurante del tuo cuore e della tua voce sono la sola normalità che lui conosce. 

Dopo la nascita, che è per lui un’esperienza impegnativa e stravolgente, ha bisogno di ritrovare dei punti di riferimento che lo tranquillizzino. Se non ci sono motivi gravi che impongano di intervenire medicalmente, ogni bambino sano ha un solo bisogno primario: la sua mamma!

Pelle a pelle su di te, immediatamente dopo la nascita e preferibilmente con il cordone intatto (non tagliato), lui potrà ritrovare il tuo odore, il tuo calore, il tuo sapore, i suoni a lui familiari. 

Se viene lasciato sotto il tuo seno, libero di esprimere la sua competenza, lui potrà addirittura muoversi e spingersi con le gambe per avvicinarsi al capezzolo e attaccarsi da solo. 

Averlo di fronte a te e guardarvi favorirà l’imprinting, ovvero quel riconoscimento che vi guiderà nell'inizio di questa meravigliosa relazione. Con il tuo corpo e una semplice copertina sopra di voi potrai regolare al meglio la sua temperatura. 

Misurazioni e bagnetto possono attendere: le ostetriche e i pediatri possono controllare i primi parametri di salute del tuo bambino senza separarlo da te. 

Garantire il contatto pelle a pelle nelle prime due ore dalla nascita permette un inizio di vita ottimale per il tuo bambino e favorisce un buon avvio dell’allattamento.



5. Sei stata sostenuta ed aiutata ad avere il tuo bambino in stanza con te?

Oramai in tutti gli ospedali dovrebbe essere attivo il rooming in, ovvero la possibilità di avere il bambino in stanza con te. Questo è importante perché il bambino ha bisogno della vicinanza della sua mamma. 

E’ importante anche per poter rispondere al suo bisogno di allattamento a richiesta e per permettere a te di avere la montata lattea: è bene ricordare che un neonato succhia poco ma molto spesso, e non sempre lo fa per fame, ma perché al seno della sua mamma trova tutto ciò di cui ha bisogno, ovvero calore, contatto, rassicurazione, protezione, amore.

Avere il bambino in stanza però non significa essere sola ad occuparsene, soprattutto quando si è stanche dopo un parto impegnativo o in difficoltà dopo un cesareo: è importante che il personale dell’ospedale sia organizzato per aiutarti e sostenerti.

Meglio invece evitare la presenza continua di parenti e amici che, pur nella bellezza delle loro manifestazioni di affetto per te e il nuovo arrivato, spesso sono causa, per te e per il bambino, di stress, stanchezza e disturbo.

6. Sei stata sostenuta e aiutata nell'allattamento a richiesta?

Sappiamo che l’allattamento al seno è il meglio che possiamo offrire ai nostri figli. Lo dice l’OMS e lo conferma anche il Ministero della Salute; per sostenerlo e incentivarlo, le ore successive alla nascita sono cruciali. 

Il neonato e la mamma dovrebbero essere sostenuti nel praticare da subito l’allattamento a richiesta, e cioè senza orari e senza limitazioni nel numero di poppate.

Per fare ciò, mamma e bambino non dovrebbero essere separati, se non per comprovate motivazioni mediche, e la donna dovrebbe ricevere sostegno per avviare l’allattamento nel migliore dei modi.

Non dovrebbero essere somministrati altri liquidi al neonato (molto spesso vengono somministrate soluzioni glucosate se non addirittura latte artificiale durante i controlli eseguiti al nido), perché questo altera il processo naturale di richiesta e offerta, rendendo il neonato sazio e sonnolento quando viene portato alla mamma, riducendo così le poppate e quindi la produzione di latte materno.

Le ostetriche e il personale medico dovrebbero informare la mamma e aiutarla per superare le piccole difficoltà che potrebbero presentarsi all’inizio.

Una mamma ci racconta:

“Dopo la nascita del mio primo bimbo, a seguito di un’errata diagnosi, l’hanno trasferito, dopo 12 ore dalla sua nascita (durante le quali l’hanno tenuto al nido e lontano da me) in un ospedale di primo livello a 150km dall’ospedale in cui ero ricoverata! 
In quelle ore ero diventata invisibile e nessuno tra gli operatori è venuto a informarmi sul fatto che per stimolare la produzione avrei dovuto provvedere a tirare il latte con un Tiralatte. 
Ero lì sola e impaurita, invisibile a tutti! 
Fino a che una oss mi ha suggerito di firmare le dimissioni precoci e raggiungere così il mio bimbo all’altro ospedale, ma ormai le prime ore così fondamentali erano volate via... sprecate e perse, per colpa di una errata diagnosi (il mio bimbo era sanissimo per fortuna e non avrebbe avuto bisogno di quei giorni in UTIN) abbiamo avuto un avvio di allattamento davvero difficoltoso.”



7. Alle dimissioni ti hanno indirizzato a consultori o associazioni in caso di bisogno nel post partum?

I consultori sono presidi sul territorio in cui potrai trovare servizi socio-sanitari gratuiti a sostegno della maternità e della famiglia. Qui potrai rivolgerti ad ostetriche, ginecologi, psicologi che risponderanno ai tuoi bisogni e potranno offrirti informazioni e assistenza.

In consultorio puoi trovare aiuto per:

- servizi a sostegno della salute della donna (contraccezione, fertilità, interruzione volontaria di gravidanza);

- assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla genitorialità;

- corsi di accompagnamento alla nascita;

- visite mediche ginecologiche e pediatriche;

- sostegno psicologico all'individuo, alla coppia e al nucleo familiare;

- prevenzione dei fenomeni di maltrattamento e abuso a danno di donne e minori.


Le associazioni che si occupano di sostegno alla maternità sono numerose in tutta Italia.


Ti invitiamo a scoprire chi sono e di cosa si occupano qui


Rinascere al Naturale

La nostra presenza nel progetto di Umanizzazione della Nascita regionale, nel Comitato Percorso Nascita e nel Comitato Consultivo Misto della ASL di Lecce ci consente di dialogare con le istituzioni e gli operatori e di migliorare la nascita partendo dal basso.

Siamo impegnate in diverse azioni:

✅  Mappatura nascita in Puglia, basata sulla raccolta di informazioni puntuali e veritiere dai reparti maternità degli ospedali della regione Puglia, per aiutarti a conoscere le procedure interne

✅  Raccolta testimonianze delle madri, in cui potrai conoscere esperienze reali e potrai raccontare la tua per essere d’aiuto ad altre donne

✅  Sostegno all’allattamento con le Madri di Comunità


✅  Sostegno emotivo alla gravidanza e maternità con la Chat per le Mamme




 Scopri di più sulle nostre attività e i nostri progetti qui.


Come puoi attivarti per contribuire alla Buona Nascita

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* Le domande sono liberamente tratte dal documento Unicef-OMS per una buona nascita


per Rinascere al Naturale
Giulia, Ilenia, Graziana, Daiana, Esterina, Denise

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