Il mio tanto desiderato VBA2C _ (di Emma)

Vi racconto la storia del mio VBA2C avvenuto ad ottobre 2022 dopo una gravidanza perfetta e tanta volontà di riappropriarmi del mio parto.

Partirò dal racconto dei precedenti parti... 
Per la prima figlia (2015) avevo programmato un parto in casa con le mie ostetriche, tanto sognato da anni perché interessata già da un po' a tutto ciò che riguarda la nascita rispettata.
Purtroppo, come scoprirò col tempo, le mie gravidanze sono lunghe e non potendo partorire in casa oltre le 42 settimane, a 41+5 ho subito un'induzione che dopo 18 ore di dolori forti, la rottura delle membrane e le acque un po' tinte, a 4 cm di dilatazione, si è conclusa con un cesareo d'urgenza, anche se di urgente in realtà non c'era nulla, per fortuna io e la piccola stavamo bene.
Durante l'intervento ero terrorizzata e chiedevo consolazione, una mano di un sanitario sconosciuto mi ha accarezzata per farmi forza. 
La mia bambina è nata sana e forte, io mi sono ripresa velocemente. 
Ho pianto tanto nei mesi successivi per il mio sogno di parto in casa svanito, non mi davo spiegazioni, non capivo perché, mi chiedevo cosa avessi di sbagliato per non essere riuscita a partorire naturalmente.
Ma io e la mia bimba eravamo una cosa sola e il nostro legame d'amore mi ha fatto accantonare la delusione. 
Dopo 18 mesi sono rimasta incinta del secondo bimbo, il parto non mi spaventava e con il mio solito ottimismo sognavo il mio HBAC. Ma le ostetriche alle quali chiedevo di accompagnarmi, mi hanno risposto che non lo facevano perché seguivano le linee guida (??), che dopo il cesareo non è sicuro partorire in casa.
Allora me ne faccio una ragione e a 32 settimana faccio la presa in carico all'ospedale, dove mi seguiranno per il TOLAC, il famoso "parto di prova". Io ero fiduciosa, questa volta ce l'avrei fatta, non sarebbe andata come la prima. "Ogni gravidanza è a sé, ogni parto è a sé", mi dicevo. Alla 40a settimana programmano l'induzione a 41+3, questo è il protocollo dell'ospedale nel 2018.
A 41+0 mi sale improvvisamente la febbre e, preoccupandomi, vado al pronto soccorso ostetrico per un controllo. Con la tachipirina la febbre se ne va (non tornerà più), ma il medico vuole trattenermi - con la scusa di questa febbre sospetta - e indurre la mattina successiva perché "ormai ero lì". Io non ero pronta, e con gli occhi lucidi chiedevo di tornare a casa dalla mia bambina di due anni. Banalizzando i miei sentimenti, mi trattengono all'ospedale (ho imparato solo più tardi a dare ascolto a me stessa, a non farmi condizionare e a mandare il resto a quel paese con un bel sorriso...) e l'indomani a 41+1 faccio l'induzione con palloncino. Dopo 24 h lo tolgono e mi rompono il sacco, cominciano le danze, ma per l'ostetrica non bastano quelle contrazioni e comincia l'ossitocina. Sono stanca e scelgo di fare l'epidurale. Poi nella notte, dopo 2 giorni e mezzo, per la seconda volta, a 4 cm di dilatazione mi dicono che è troppo tempo che sono lì, mi fanno capire che bisogna fare il cesareo d'urgenza, anche se di urgente non c'era nulla...
Ero terrorizzata dall'intervento, tremavo come una foglia, l'anestesista mi propone di addormentarmi del tutto ma rifiuto categoricamente, voglio esserci quando mio figlio nasce! 

Il mio bimbo nasce sano e forte, tanto che piange e urla a lungo, si calmerà solo dopo un bel po' sul petto del babbo che farà il pelle a pelle. 

Piangerò i mesi successivi, non mi darò pace. "Cosa c'è in me che non va, perché non riesco a partorire naturalmente?"
Ma ho due figli splendidi e la gioia è più grande della sconfitta.

Nel 2022 rimango incinta del terzo. Sono più matura, sono più sicura di me. Sono cambiata.
"Questa volta mando a fanc**o tutti, partorirò naturalmente e farò di tutto per prepararmi al meglio".
Siccome mi ero arresa al fatto che partorire in casa dopo un cesareo non era possibile (così mi avevano detto...), figuriamoci dopo due cesarei!, mi rivolgo al consultorio. Il medico da cui sono stata per le prime visite mi dice che OVVIAMENTE questa volta andrò direttamente in sala operatoria a 39 settimane. E mi consiglia di cominciare a riflettere sulla possibilità di eseguire la chiusura delle tube in quello stesso intervento. Perché rimanere incinta un'altra volta sarebbe molto pericoloso. 
Alla mia domanda "Non è possibile provare il parto naturale?" la sua risposta simpatica è stata: "Tutto è possibile a questo mondo, provi ad andare in un altro Stato, in Francia ad esempio, magari lì lo fanno" 😳
Se ci ripenso, mi sembra così surreale la situazione che ho vissuto che quasi credo di averlo sognato!
Scelgo di scappare a gambe levate da questo qui e di rivolgermi direttamente ad un altro consultorio, quello della città dove andrò a partorire. E soprattutto mi assicuro di essere seguita da un medico "favorevole" al VBAC.
Farò di più, chiederò un colloquio con il coordinatore ostetrico dell'ospedale, un'Ostetrica che insieme ad un'altra, è stata la mia salvezza. Insieme hanno studiato le cartelle cliniche dei miei parti precedenti, hanno sviscerato tutto quello che successe e con ottimismo, professionalità e soprattutto grande umanità e vicinanza mi hanno accompagnato in questo percorso. La mia motivazione era altissima, questa volta non avrei lasciato nulla al caso.
Mi sono rivolta a omeopata, osteopata, medico agopunturista. Ho contattato un'ostetrica privata, purtroppo solo a fine gravidanza. Purtroppo perché con lei ho scoperto che non solo si può partorire naturalmente dopo cesareo, ma che si può partorire anche in casa.
Troppo tardi ormai per pensare ad un parto in casa, ma rimanendo centrata sul mio obiettivo di parto naturale, seguo i suoi consigli per prepararmi al meglio (tisana, oli essenziali, bagni caldi, esercizi, visualizzazioni, piscina, yoga, ecc...).
Faccio la presa in carico in ospedale, ma quel giorno purtroppo c'è un medico che mi fa del terrorismo dicendo che rischio di far morire mio figlio perché il mio utero dopo due cesarei è difficile che regga le contrazioni. Io so che gli studi non dicono questo, io voglio partorire naturalmente. Lei decide di attendere fino a 40+5 e programmare il cesareo quel giorno. Io rifiuto e firmo la responsabilità! La settimana successiva tornerò e fortunatamente c'era un altro medico favorevole ad attendere le 42 settimane (in realtà 41+4 in cui è prevista l'induzione). 
Ahimè devo fare i conti, appunto, con la durata lunga delle mie gravidanze, arrivo 40+2 e faccio un trattamento di agopuntura per stimolare l'utero (avevo contrazioni preparatorie non dolorose tutte le sere, ma collo non modificato). Farò altri due trattamenti a 40+4 e a 41+2 perché nessuna contrazione arriva. Ovviamente mi scoraggio, so che oltre le 42 settimane non mi fanno arrivare. Chiedo un consulto telefonico a Clara Scropetta, custode della nascita e collaboratrice di Michel Odent, voglio essere certa che attendere oltre le 42 settimane non è rischioso per il mio piccolo. Esistono queste gravidanze lunghe e bambini che nascono sanissimi. Mi convinco, ma non so se avrò la forza di lottare contro il protocollo ospedaliero che a 41+4 prevede l'induzione. Ma d'altra parte non voglio rivivere per la terza volta l'induzione, penso che mi porterà solo ad un altro cesareo.
Rifiuto l'induzione, dico che voglio attendere le 42 settimane, firmo la responsabilità, e mi dicono di tornare il giorno successivo per valutare il da farsi.
Allora decido, a mali estremi... Prendo l'olio di ricino quella sera. Con la prima figlia non aveva funzionato ma vale la pena provare...
Infatti quella notte cominciano i prodromi! Non li avevo mai provati i miei prodromi naturali e sono felicissima e fiduciosa! Erano intensi e frequenti, ogni 4 minuti, perciò decido di andare in ospedale (ci vogliono 50 minuti da casa mia). Mi fanno un monitoraggio, mi accompagnano in stanza con il mio compagno dove avrò contrazioni fino al primo mattino, mi spostano in sala parto ma la magia si dissolve... Con la luce del giorno le mie contrazioni spariscono. Il medico mi fa lo scollamento ma durante il giorno non ho più contrazioni e io mi demoralizzo.
La notte riprendono ma meno frequenti. La mattina successiva torno in sala parto, sono dilatata di 2 cm e cominciano un bassissimo dosaggio di ossitocina, poi mi fanno la rottura del sacco. Le contrazioni si fanno più fastidiose, io sono stanca dopo due notti insonni e decido di fare l'epidurale.
Il mio bimbo sembra non gradire l'ossitocina, ha delle decelerazioni importanti del battito e io ho tanta paura, non voglio rischiare, preferisco il cesareo! Ma pian piano i battiti si regolarizzano per fortuna e tutto proseguirà bene! Passa tutta la notte e arrivano le spinte alle 5 che per due ore mi metteranno a dura prova, ero preoccupata di non riuscire ad arrivare alla fine, l'incubo cesareo ce l'avevo ormai nelle ossa e non mi lasciava. 
Invece alle 7.00 del mattino, con una sola grande spinta finale nasce il mio piccolo!!! Piango di gioia, ce l'abbiamo fatta!! Lui piange subito ma lo visitano comunque per una tachicardia che ha avuto verso la fine. 
Poi me lo danno in braccio per il pelle a pelle, è così caldo e morbido e io e il babbo - costantemente presente e per me rassicurante in questi due giorni e tre notti!!! - lo guardiamo con il cuore che scoppia di gioia! Il nostro piccolo bimbo è finalmente tra noi!

È stato un VBA2C davvero molto sudato, preparato, voluto e anche se non è stato il parto naturale in casa che sognavo un tempo, è stata una conquista enorme.
Nei due giorni successivi le ostetriche e i medici si sono congratulati con me, chi dal vivo chi da casa con una telefonata, anche quei medici che mi hanno ostacolata, dicendo che alla fine io avevo ragione e loro torto!
È stata una riconquista del mio parto e della fiducia in me stessa e nel mio corpo.
Ringrazio chi ha creduto in me e mi ha dato supporto in vari modi, ringrazio l'universo che in queste esperienze mi ha insegnato tanto e ringrazio me stessa che con forza e tenacia ho saputo affrontare le sfide e raggiungere i miei sogni.
Infine ringrazio i miei tre figli, perché è per loro che lotterò per sempre con l'amore e la gioia nel cuore.

Emma



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