“Signora, ci sta mettendo troppo… o si sbriga o facciamo un cesareo!”“Induzione a 40+3 senza motivo. Ci ho messo 2 giorni per arrivare a 5 cm., 2 giorni d’inferno. Dopo l’epidurale si è fermato tutto. Cesareo.”
Molte
testimonianze simili a queste sono rimbalzate sui nostri canali social negli
ultimi anni, seguiti dall’hashtag #bastatacere. C’eravamo anche noi tra le
associazioni che, nel 2016, hanno gestito la campagna mediatica vedendo passare sotto i
propri occhi addolorati centinaia di messaggi come questo.
Contestualmente
ha iniziato a diffondersi sempre più il concetto di “violenza ostetrica”, che
però sino ad oggi non è ancora riconosciuto ufficialmente in Italia.
Ora un nuovo
passo avanti è stato compiuto a sostegno della tutela delle donne e dei neonati
nel parto, un passo che ha importanza storica e notevoli ricadute anche nel
nostro Paese.
La Relatrice
Speciale sulla violenza contro le donne, le sue cause e le sue conseguenze del
Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, Dubravka Šimonović, ha
presentato all’ultima Assemblea Generale, tenutasi a New York il 4 ottobre
2019, il suo Rapporto annuale, risultato della collaborazione con l’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS).
Il Rapporto è
disponibile in italiano grazie alla traduzione dell’avvocata Alessandra
Battisti e di Elena Skoko, fondatrici dell’Osservatorio sulla Violenza
Ostetrica in Italia. Due giorni fa la versione italiana è stata presentata a Roma
in una conferenza stampa organizzata dall’Osservatorio insieme alle
associazioni Ciao Lapo e La Goccia Magica.
Perché è così importante questo Rapporto?
La Relatrice
affronta per la prima volta il tema della violenza ostetrica come violenza di
genere e propone un approccio basato sui diritti umani. Il suo Rapporto inserisce la violenza ostetrica
tra le varie forme di violenza contro le donne: i maltrattamenti nel parto e
durante ogni processo riproduttivo, dunque, sono violenza di genere e violazione dei diritti umani, e come tale
vanno affrontati.
Il Rapporto
analizza le molteplici cause all’origine del
maltrattamento e della violenza in cui le donne diventano vittime dei sistemi
sanitari, portando l’attenzione anche sullo squilibrio di poteri nella
relazione medico-paziente: non di rado le testimonianze riportano abuso della
dottrina della necessità medica al fine di giustificare il maltrattamento nel
parto.
Pertanto la Relatrice
Speciale raccomanda a tutti gli Stati membri, Italia inclusa, di elaborare
delle strategie nazionali basate sul rispetto dei diritti umani nel contesto
del parto e degli altri servizi riproduttivi, mettendo l’accento sulla
necessità di un reale consenso informato come diritto umano e come protezione
contro questa forma di violenza. Inoltre esorta ad assicurare compensazioni per
le vittime di maltrattamento e violenza.
“Il Rapporto
ha l’obiettivo di assistere gli Stati affinché possano adempiere i propri
obblighi per la tutela dei diritti umani e sviluppare in modo adeguato leggi,
politiche, strategie nazionali per la salute riproduttiva delle donne e
procedure istituzionali per le denunce in caso di violazioni dei diritti che
possano assicurare un approccio basato sui diritti umani e l’assunzione di
responsabilità (accountability) all’interno delle
strutture sanitarie” si legge sul sito di OVO Italia.
La Relatrice
Speciale, in un videomessaggio inviato in occasione della conferenza stampa
italiana, ha ricordato
“i movimenti di base svolgono un ruolo chiave nel promuovere il cambiamento e il rispetto dei diritti delle donne durante la gravidanza”.
Noi ci
crediamo profondamente ed è questa convinzione che ci guida: dal basso,
ascoltando le donne e le famiglie, e allo stesso tempo collaborando con le
Istituzioni al fine di aprire un dialogo costruttivo, come ci impegniamo a fare
da anni, è possibile restituire alle donne il rispetto e la promozione delle
loro scelte, dei loro tempi, delle loro innate competenze, dei loro diritti
umani, a partire dal momento del parto.
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