Sono sempre più numerose le donne che non si accontentano dell'ospedale più vicino o di quello in cui lavora il proprio ginecologo per partorire, ma si informano, si fanno delle domande e le fanno ai professionisti, si danno delle priorità legate alla propria salute e al proprio benessere fisico e psico-emotivo e si mettono all ricerca del luogo migliore per dare alla luce il proprio bambino.
Per qualcuna è un ospedale un po' più distante, o anche tanto distante, addirittura in un'altra regione, per un numero sempre maggiore di donne è il parto in casa, oppure in casa maternità. Filomena ha approfittato del suo viaggio a Bali per mettersi alla ricerca del "suo parto", e qui ha incontrato Ibu Robin Lim, l'ostetrica dai piedi scalzi che sta seminando tanta consapevolezza nel mondo.
La sua è una scelta coraggiosa, come le dicono in tanti? Forse.
Molte donne che scelgono di partorire in luoghi non convenzionali si sentono dire che sono state coraggiose. E probabilmente lo sono state davvero, almeno stando all'etimologia del termine, come questa riflessione ci induce a pensare:
Coraggio.
Dal latino "Cor habeo": ho cuore.
Ho spesso rifiutato, io come tante altre, la definizione di coraggiosa
per aver partorito in casa. "Sarei stata coraggiosa ad andare a
partorire in ospedale, sapendo cosa mi aspetta nella maggior parte dei
casi e dovendomi preparare a lottare per avere un parto un minimo
decente, se non rispettato!". Questo è, più o meno, il tipo di risposta
che in molte abbiamo sempre dato.
Oggi però riflettevo sull'etimologia della parola coraggio e si, credo
che chi ha scelto di far nascere in casa il proprio bambino ha avuto
anche coraggio: "cor habeo"= ho cuore. Ha avuto cuore, non nel senso che
chi partorisce in ospedale non lo abbia, ma in ospedale si partorisce
per tante ragioni: perché è la scelta socialmente più accettata, perchè
la consuetudine ci porta a partorire in ospedale, perchè la classe
medica ci consiglia questa opzione, perché c'è una patologia o la
gravidanza è a rischio, perchè non si ha la possibilità o il sostegno
per partorire in casa, perchè non si conosce l'opzione del parto in
casa.
Invece per scegliere il parto in casa ci vuole cor-aggio, ci vuole
"cuore", nel senso che ci vuole istinto, ci vuole la capacità e la
volontà di ascoltare le proprie emozioni, di lasciarsi guidare dal cuore
piuttosto che dalla testa (ovvero dalla vocina che ci ripete quello che
la società, i dottori e i familiari ci inculcano quotidianamente), ci
vuole ascolto per il proprio corpo, ci vuole ascolto per il proprio "io"
(che non è un "io" individuale ed egoistico che non tiene conto del
bene del bambino, ma, al contrario, un "io" inteso come diade
indissolubile mamma-figlio). Ovviamente ci vogliono anche le
informazioni, quell'autorevolezza scientifica che ti fa capire che il
parto in casa è una scelta sicura e salutare, addirittura più sicura e
salutare del parto in ospedale per la maggior parte delle gravidanze. Ma
hai voglia a dirsi che il parto in casa è la scelta più sicura: se non
lo senti con il cuore non lo sceglierai mai e, se anche inizialmente lo
sceglierai, è probabile che prima che il tuo bimbo nasca il tuo cuore ti
avrà portato in ospedale.
Insomma, da stamattina penso anch'io che si, per partorire in casa ci
vuole coraggio. ❤️
Denise
Nessun commento:
Posta un commento