Il 2 dicembre, DPP
ormai è passato da un pezzo. Ero convinta che avrei partorito
a Novembre invece tutto procede sempre troppo tranquillo e ormai sono
certa che il travaglio arriverà alla 41 settimana. Per il ponte
dell’Immacolata M. è a casa dal lavoro e inizio a sentirmi
finalmente pronta a staccare la spina, Jacopo nascerà in questi
giorni, ne sono certa. L’8 trascorro una giornata indimenticabile
con mio figlio Lorenzo, lo guardo e lo riguardo, sapendo che presto
non sarà più l’unico e indiscusso principino della casa!!Andiamo
tutto il giorno in giro, mostra dei dinosauri al mattino, passeggiata
al Valentino, pranzo furori, riposino di Lory a casa e cena da amici,
mi sento strana, penso che potrebbe capitare anche sta notte… Alla
sera ho delle perdite trasparenti, non molto abbondanti ma
sufficienti a bagnarmi due paia di mutandine e i pantaloni. La
mattina seguente dovrei andare all’h per l’ennesimo controllo e
sono terrorizzata perché temo che mi possano trattenere in h con
qualche pretesto, così chiamo l’ostetrica e le spiego tutto per
filo e per segno. Rimaniamo che il giorno dopo lei e la sua seconda
sarebbero venute a casa per visitarmi e capire cosa fare! In
quel momento sono felicissima di non essere sola, ma di poter contare
sulle mie ostetriche. La mattina seguente controllo
l’assorbente messo per precauzione ed è asciutto. Bene, aspetto
con ansia l’arrivo dei miei due angeli, vs le 9 arrivano e mi
confermano che non c’è rottura delle membrane, che posso andare
tranquillamente a fare il controllo e mi sufferiscono qualche metodo
naturale di induzione. Mi parlano di olio di ricino, di stimolazione
plantare e di un trattamento di polarizzazione. Escludo a priori
l’olio di ricino, perché non lo ritengo adatto a me, ma accetto
volentieri di sottopormi al trattamento di polarizzazione. La seconda
ostetrica mi fa sdraiare a letto su un fianco e inizia questo
trattamento di rilassamento e piccole vibrazioni, mi lascio andare e
ad un certo punto sento che la testa altissima del mio piccolo un po’
sta scendendo. Nel frattempo si è fatto tardi, mio marito aveva già
avvertito in h che avremmo tardato, ma ci dicono naturalmente di
andare lo stesso. Così saluto le ostetriche e andiamo in H. Come da
routine, aspetto ore prima che ci sia l’ecografo, rifiuto la visita
come ogni volta, tracciato tutto regolare, battito ok e 0
contrazioni. Perfetto, proprio quello che volevo in quel momento. In
macchina chiamo la mia amica che aspetta anche lei di partorire in
quei giorni, lei è in h perché le si sono rotte le acque senza
contrazioni e in h le hanno dato 24 h prima di ricesarizzarla, mi
sento fortunata e rassicurata all’idea che io partorirò a casa…
Tutto sta andando perfettamente, nel pomeriggio
rifletto se sottopormi alla stimolazione dei piedi, ma preferisco
restare con mio figlio, così mi dedico completamente a lui e alle
sue esigenze. Inizio a sentirmi strana, una forte nausea, ma
non dico niente a nessuno vado avanti.
La nostra nascita dolce.
Alla sera sono sfinita e vs le 10 vado
a dormire, so che devo riposarmi. Vs le 3 eccole, arrivano le onde,
prima lontane ogni 20 minuti, non tanto dolorose, ma regolari, molto
regolari. Passa un ora e vedo mio figlio, traballante nel sacco
nanna, che viene verso il lettone, lo sistemo affianco a me e mi godo
la sua silenziosa compagnia in quel magico momento. Tutto è così
semplice naturale, mi lascio andare al sonno tra le contrazioni che
si fanno via via più vicine. Arrivo poco prima delle 7 ogni 5
minuti, Lorenzo si è svegliato e a quel punto avverto mio marito,
che aveva dormito tranquillamente, che finalmente ci siamo. Ci
alziamo, con fatica arrivo ad una sedia e chiamo l’ostetrica. Le
spiego per filo e per segno come mi sento, ma sento che sto
ricorrendo a tutte le mie ultime forze di controllo per riuscire a
fare questa telefonata. Appena terminata le contrazioni partono
intense ed ogni 2/3 minuti. Dico a M. di sistemare Lorenzo e portarlo
dalla nonna, prima di farlo uscire gli urlo da sotto la doccia di
chiamare l’ostetrica e dirle che ci siamo ed è meglio che arrivi
presto, anzi prestissimo. Sono sola a casa, sotto la doccia, ad ogni
contrazione urlo fortissimo, come se più gridassi, più allontanassi
quel dolore. Mi lascio andare appoggiandomi alle pareti, l’acqua
calda mi da un gran sollievo, e finalmente alle vs le 9 arrivano. Mi
aiutano a uscire dalla doccia, ad asciugarmi e a vestirmi. Non avevo
pensato a cosa mettermi, così mio marito pensa bene di prendere una
sua vecchia maglietta con gli sponsor locali di quando giocava a
calcetto all’università, nella mia testa penso, ma che razza di
maglietta hai scelto per accogliere tuo figlio, ma lascio stare e non
gli dico niente… Mi suggeriscono diverse
posizioni ma nessuna sembra adatta a me, poi mi metto in ginocchio
appoggiata al divano e cerco di vivermi il mio travaglio. M. e
la seconda ostetrica, iniziano a preparare la piscina, ma con grande
sorpresa di tutti non si gonfia, c’è un buco. Così assisto alla
scena da lontano di mio marito che da perfetto uomo di casa e tira
fuori nastro adesivo, mastice, di tutto e di più e alla fine, c’è
la fa, la piscina inizia a prendere forma e io penso solo che voglio
immergermi il prima possibile. Nel frattempo affronto ogni
contrazione con il supporto della mia fata turchina, come l’ha
soprannominata un giorno mio figlio!, che mi offre in continuazione
miele e i meravigliosi ghiacciolini che avevo preparato con la tisana
al ribes nero, ginseng vaniglia con miele e limone,semplicemente
meravigliosi, freschi, dissetanti iper energetici. Il nostro parto a
un gusto tutto nostro, speciale e ogni volta che ribevo quella tisana
non posso che emozionarmi. Finalmente la piscina e pronta, in un
momento di distrazione, abbiamo rischiato di allagare anche la casa,
ma finalmente posso entrare. Prima però l’ostetrica mi visita con
tantissima delicatezza, non le chiedo niente e lei non mi dice
niente. Entro in vasca, invitano mio marito a mettersi il costume ed
entrare con me. Così ci viviamo 2 ore di travaglio insieme,
nell’acqua, le contrazioni sono forti intense, e all’inizio non
riesco ad abbandonarmi liberamente al dolore, ad ogni onda stritolo
le mani di mio marito e mi irrigidisco buttando il peso all’indietro,
cercando l’appoggio di M. che è alla mie spalle. L’ostetrica mi
suggerisce di spostarmi verso avanti di appoggiarmi al bordo della
piscina e di provare ad ondulare il bacino. Penso che mi sta
chiedendo qualcosa di difficilissimo, ma mi stupisco di riuscire a
farlo e di trovarne addirittura giovamento. Un paio di volte mi
chiede di alzarmi per sentire il battito di Jacopino, io so che non è
necessario, so che il mio bambino sta bene è li con me, ma mi alzo e
le lascio fare il suo mestiere. Ormai sono quasi le 12, io finalmente
pronuncio la frase “ non c’è la faccio più, basta” ma mi
basta la risposta della mia ostetrica, semplice, rassicurante” come
non ce la fai, ce la stai già facendo” per ritrovare tutta la
serenità per vivermi quello che ormai stava per succedere. Sul
fuoco c’erano già le pentole per sterilizzare gli strumenti e i
panni caldi nel forno, la seconda ostetrica controlla l’acqua della
piscina, che purtroppo è diventata troppo fredda per fare nascere li
il bambino, così mi chiedono di uscire per poter aggiungere
dell’altra acqua calda, ma non ce ne sarà il bisogno. Uscire dalla
piscina mi sembra davvero complicatissimo, scavalcare il bordo è
stata un impresa, e forse proprio per quello al secondo passo fuori
dall’acqua sento la testa di Jacopo scendere di colpo e di istinto
dico : “ sta nascendo”. Lo dico principalmente a me stessa, loro
già se ne erano accorte, ma per me che ne prendo piena
consapevolezza solo in quel momento è davvero una grande gioia. Mi
aiutano a sistemarmi carponi appoggiata al divano, mi sorreggo a mio
marito che ad ogni spinta sente i miei gomiti affondargli nei muscoli
delle gambe, mi rendo conto che gli sto facendo un gran male, ma mi
sono trasformata nella leonessa che c’è in ogni donna, sto
ruggendo. Ad un certo punto splash, si sono rotte le acque, sento una
forte energia e nella mia testa cresce il pensiero “ è arrivato il
momento che Jacopo nasca, la seconda ostetrica mi invita a procedere
con calma, mi sto lacerando, mentre la prima ostetrica mi dice di
fare semplicemente quello che mi sento,così con una forte spinta
Jacopo schizza fuori, tutto insieme, prima la testa poi il corpo. In
quel momento non ho sentito nessun dolore, vedo prima un piccolo
corpicino e un getto di pipì, subito dopo il viso un po’ blu ma
dolcissimo del mio piccolo bambino. Per la prima volta incontro il
suo sguardo, i suoi occhi, ed è amore. Mai nessuno mi ha guardato
così, i suoi occhi così profondi mi guardavano dentro. Non potrò
mai mentire a quegli occhi, che mi conoscono così a fondo. Un solo
passaggio e Jacopo e tra le mie braccia, mi aiutano immediatamente a
distendermi ed ad adagiarmi il cucciolo sul petto, pochissimi istanti
è già sta ciucciando. I suoi primi vagiti sono stati dolcissimi.
Sono in preda all’euforia, sdraiata a terra, sul pavimento di casa
mia, nuda, con il mio piccolo sul petto che succhia, con gli occhi
chiusi, dolce, dolcissimo, come tutto in quel momento. Io,parlo,
parlo , parlo, non so bene cosa ho detto, era l’euforia a parlare
per me, ricordo che in quei momenti non potei non pensare alla
nascita di Lorenzo, a quanto ci è stato tolto. Passa il tempo ed
inizia la fase per me più difficile, partorire la placenta. Inizio
a non sentirmi più comodo a terra, mi aiutano a muovermi ed a
sedermi sul divano, ma tra la lacerazione e le emorroidi , ogni
movimento è complicatissimo. Nel frattempo è arrivata anche la
ginecologa, chiamata dalle ostetriche perché la mia lacerazione è
davvero brutta e preferiscono affidare a lei il compito di ricucirmi.
Chiacchieriamo allegramente, Jacopo nel frattempo ha già avuto il
tempo di fare pipì, ciucciare, piangere, fare un ruttino, e
meconiare sulla seconda ostetrica ma la placenta non vuole proprio
uscire. Provano a minacciarmi con lo spauracchio dell’h, ma so bene
che quella non sarebbe certo una buona ragione per andarci e la
minaccia non sortisce nessun effetto. A quel punto le ostetriche e la
ginecologa pensano che un po’ intimità con M. possa aiutarmi, ma
niente, non sento l’istinto di spingere. Inizio a sentirmi stanca,
anche un po’ preoccupata quando dopo 3 ore, mio marito ha un idea,e
un cucchiaione di Nutella mi da la giusta carica per completare
questo meraviglioso parto. Mentre mi ricuciono il papà veste e pesa
il piccolo, giusto il tempo necessario ed è di nuovo da me,
attaccato al seno. Non so quanti punti mi hanno dato, non hanno
voluto dirmelo, immagino tanti , ma non ho sentito nessun dolore,
sapevo che ero stata io a decidere di lacerarmi e questo mi ha fatto
accettare con serenità anche questo antipatico momento. Ormai sono
le 7, mi hanno aiutato a vestirmi e sdraiarmi nel letto, e
finalmente rimaniamo soli. Alcuni momenti di coccole solo tra mamma,
papà e Jacopo e arrivano i nonni con Lorenzo. Condividere questo
momento meraviglioso con la mia famiglia è stato bello, sapevo che,
soprattutto il marito di mia madre, che ha assisitito la sua prima
moglie in un parto a casa, avrebbe capito benissimo la nostra scelta.
Lorenzo è rimasto subito affascinato da quell’esserino così
simile a lui,e incuriosito e felice si è abbandonato anche lui a un
po’ di coccole di mamma. Quella fu la prima notte in 4,anzi in 5,
mamma, papà, Lorenzo e Jacopo sereno ancora legato alla sua
sorellina placenta. Una notte magica, piena di gioia.
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