Sono arrivata al parto avendo letto testi specializzati, seguito lezioni esplicative; le prime ore allattare ha significato l'eccitazione e l'emozione della scoperta che siamo meravigliosamente programmati per sopravvivere creando legami.
Ciò che accade dopo è imponderabile, dipende da come hai partorito, dalla disponibilità del personale sanitario del nido, dall'indole e condizione del bambino, dalla complessità del "tu e lui" insieme, dalla conformazione del tuo seno, dalla tua autoconsapevolezza, dalla tua convinzione, dai racconti delle amiche, nel mio caso per lo più rassicuranti, ma spesso impossibili da indossare come un guanto.
Sei stanca e messa a dura prova ma c'è tua figlia ed hai una spinta amorevole alle cure parentali che supera ogni cedimento.
Così, negli ultimi 40 giorni ho oscillato tra entusiasmi nel vedere la mia bambina contorcersi di soddisfazione mentre beve e le delusioni quando ti sembra non saziarsi mai, quando non prende peso, quando dal tiralatte non escono che pochi ml, quando ti fa male la mano a furia di spremere tutti i dotti di cui sei dotata.
In questo percorso è fondamentale avere intorno persone intelligenti, pazienti, collaborative e incoraggianti, non posso dire di non averne avute, eppure non basta, occorre che queste qualità di fondo le abbia anche tu, guardando te stessa.
Cosa farei tornando indietro?
Difficile dirlo quando il percorso è ancora sotto i piedi, forse prima ancora di qualsiasi correzione pratica direi a quella bimba che sono stata e che pensa di non essere abbastanza, che è speciale, unica e che lo sarà anche sua figlia.
Poi assimilerei con più decisione il concetto che allattare non è un comodo sentiero dritto ma un percorso da madri escursioniste allenate, pronte a curare ferite da inciampo, accettare giornate meno proficue e ripartire dopo un riposo della mente; non completare il percorso tuttavia non qualifica il tuo essere madre, non c'è da assillarsi.
L'allattamento non è solo un mezzo meraviglioso per fortificare il proprio bambino e se stesse, è uno stato mentale unicamente intenso, profondo, legante della diade madre-figlio ma ciò non toglie che alla fine se ne quantifichi l'efficacia con i grammi acquisiti e forse la mia ostinazione nel riuscirci nasconde la paura di non diventare una buona madre sul piano della comunicazione, dell'empatia, sulla promozione dell'assertività della mia bambina.
In altre parole mi sono riversata sull'allattamento, ostinata nel portarlo avanti, anche perché ho temuto di fallire in altri aspetti...in fondo non è più comodo misurare la propria bravura di madre dall'avanzare delle tacche della bilancia grazie al proprio latte?
Difficile passare allo stato di madre, è un processo che coinvolge chi sei stata, chi è stata tua madre, chi ti hanno fatto pensare di essere e chi hai capito tu di essere. Un groviglio stupendo e terribile!
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