Era il 4 aprile di un
anno fa. Tra le varie notifiche di Facebook una attira la mia
attenzione: riguarda una nuova pagina, si chiama Basta tacere: le madri hanno voce ed è un'iniziativa che intende far conoscere il fenomeno della violenza ostetrica attraverso un mezzo immediato ed efficace, ovvero le esperienze delle madri raccontate sinteticamente in prima persona dalle protagoniste attraverso foto-cartelli. Leggo che per le associazioni sensibili alla tematica c'è la possibilità di aderire e, senza esitare, mi confronto con le altre madri di Rinascere al Naturale Onlus e del Comitato per la Buona Nascita. Il parere è unanime, così come l'entusiasmo e la volontà di fare la nostra parte.
attenzione: riguarda una nuova pagina, si chiama Basta tacere: le madri hanno voce ed è un'iniziativa che intende far conoscere il fenomeno della violenza ostetrica attraverso un mezzo immediato ed efficace, ovvero le esperienze delle madri raccontate sinteticamente in prima persona dalle protagoniste attraverso foto-cartelli. Leggo che per le associazioni sensibili alla tematica c'è la possibilità di aderire e, senza esitare, mi confronto con le altre madri di Rinascere al Naturale Onlus e del Comitato per la Buona Nascita. Il parere è unanime, così come l'entusiasmo e la volontà di fare la nostra parte.
Così
da subito siamo entrate nella famiglia delle madri attiviste che hanno
curato l'iniziativa.
Ricordo che, già nelle prime ore, era impressionante vedere quanto rapidamente aumentava il numero dei like alla pagina, e con esso cresceva la nostra emozione, il nostro entusiasmo.
Ricordo che, già nelle prime ore, era impressionante vedere quanto rapidamente aumentava il numero dei like alla pagina, e con esso cresceva la nostra emozione, il nostro entusiasmo.
Insieme ai like aumentava
vertiginosamente il numero di messaggi privati con foto-cartelli da
pubblicare. Tantissimi per tutto il giorno, uno per ogni manciata di
secondi. Ma molti anche di notte. Storie evidentemente a lungo represse
che ora finalmente trovavano una via di sfogo: il vaso di Pandora era
stato scoperchiato! E ben presto, come per ogni fenomeno che irrompe
prepotente e rompe gli equilibri, sono arrivate le critiche, le
opposizioni, persino le offese da parte di chi a tutti i costi voleva
dire che no, non ci credeva a tanta violenza, che il tale cartello era
evidentemente opera di una squilibrata e le parole leggibili in
talaltra foto erano frutto di fanatismo, che di stupro proprio non si
poteva parlare e che le autrici esageravano. Messaggi da moderare, da
contenere, con una calma ed un equilibrio a volte difficili da trovare,
perché le ferite di quelle donne che, in alcuni casi, venivano mostrate
allora per la prima volta sanguinavano ancora, ed esposte ai commenti
implacabili dei lettori sanguinavano due volte. Qualcuna non ce l'ha
fatta, non era pronta, ed all'arrivo dei primi duri commenti ci ha
chiesto di eliminare il suo foto-cartello.
Ma
tanti, tantissimi, sono ancora lì, e tra essi anche qualcuno mio, delle
mie socie, delle donne incontrate ed ascoltate in questi anni di
volontariato ed attivismo. Tutti insieme, con quelli di centinaia di
sconosciute, a testimoniare un fenomeno che non si può più ignorare. E
sarebbero stati anche di più se la campagna non fosse durata solo
quindici giorni, perché di messaggi privati con i foto-cartelli ne sono
arrivati ancora tanti dopo il 19 aprile 2016.
Quei
cartelli, scritti da madri, da padri, ma anche da ostetriche, sono lì a
ritrarre una realtà a lungo taciuta e negata, a dare finalmente voce e
dignità ad un dolore represso. Sono lì a dire che attendiamo che chi ne
ha le competenze apra gli occhi e trovi i mezzi per restituire
finalmente il rispetto dei propri diritti e la bellezza del parto alle
donne, alle madri, alle ostetriche ed agli operatori che credono
nell'importanza di un'assistenza ostetrica rispettosa.
#Bastatacere
è stata un'esperienza potente e travolgente. Per noi, uno sparuto
gruppo di madri attiviste che ha avuto l'onere e l'onore di accogliere
le storie delle madri italiane, ad un anno di distanza rimangono vive le
emozioni di quelle due settimane intense. Da parte mia grande è la
gratitudine per chi ha ideato e permesso questo miracolo di sorellanza, e
ancor più grande quella per tutte le donne che hanno smesso di tacere.
Denise Montinaro
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