L'8 novembre appena passato si è tenuto a Bari un convegno dal titolo "La solidarietà si fa terapia sin dalla nascita. Le ostetriche sostengono la donazione", organizzato dal Collegio delle Ostetriche di Bari e BAT e dall'ADISCO (Associazione Donatrici Italiane Sangue Cordone Ombelicale). Il convegno, finalizzato a promuovere la donazione tanto del sangue cordonale quanto del latte materno per perseguire il nobile scopo della solidarietà, ha destato in noi non poche perplessità per quello che, ad uno sguardo un po' più attento, sembrerebbe essere il vero scopo: convincere sulla bontà del donare il sangue cordonale, ovvero quel sangue presente nel cordone ombelicale al momento della nascita di un bambino, da cui oggi è possibile prelevare le cellule staminali utilizzate per la ricerca e la cura di alcune malattie.
Questo convegno peraltro arriva a pochi mesi di distanza da una modifica del Codice Deontologico delle ostetriche avvenuto a luglio (apri link), a seguito della quale si afferma che "L'ostetrica promuove e sostiene la raccolta e la conservazione allogenica del sangue cordonale per la promozione solidale". In altre parole, a partire da questa modifica, le ostetriche sono obbligate dal proprio Codice a promuovere la donazione del sangue cordonale, suggerendo alle coppie di genitori questa scelta.
Nobile proposito, potrebbero pensare in tanti, ma solo se, probabilmente, non hanno mai sentito parlare di taglio ritardato del cordone e dei comprovati benefici che il neonato avrebbe in termini di salute se gli si desse il tempo di ricevere dal SUO cordone il SUO sangue, anzichè affrettarsi a tagliare il collegamento nel giro di pochissimi secondi.
Alla luce di questa verità che spesso negli ospedali non viene raccontata ai genitori, e alla luce dei grandi interessi che, possiamo immaginare, ruotino intorno alle banche di raccolta o ai non meglio precisati scopi di ricerca a cui sarebbero destinate le sacche di sangue non conservate, nascono dei dubbi sull'eticità di questa insistente promozione che si basa su un'informazione frammentaria e scorretta: diverso sarebbe promuovere in prima istanza il taglio ritardato per preservare la salute del neonato e, solo in seconda istanza, promuovere la donazione a scopo solidale qualora il taglio ritardato non fosse possibile oppure i genitori volessero fare questa scelta per motivi personali.
E ancora, alla luce di tutto ciò, nascono le nostre perplessità riguardo l'opportunità di una modifica del Codice Deontologico che impone alle ostetriche di promuovere la donazione andando contro a quello che dovrebbe essere il loro dovere: fornire la corretta informazione e promuovere la salute dei propri assistiti.
Pertanto, in accordo con il Comitato per la Buona Nascita di cui Rinascere al Naturale fa parte, abbiamo ritenuto opportuno scrivere una lettera aperta ai relatori e ai partecipanti al Convegno, al quale non eravamo presenti, con l'auspicio che, letta ad inizio dei lavori, potesse favorire una riflessione collettiva sulla necessità di garantire sempre un'informazione corretta e completa. Con questo proposito in data 7 novembre abbiamo tentato di contattare la Dott.ssa Maria Schiavelli, presidente del Collegio delle Ostetriche di Bari e BAT, componente del direttivo della Federazione Nazionale dei Collegi delle Ostetriche, con cui in passato abbiamo avuto modo di dialogare e che avrebbe introdotto le relazioni. Non avendo ottenuto risposta abbiamo fatto seguire ai tentativi telefonici l'invio di una mail con cui il Comitato per la Buona Nascita chiariva le motivazioni di quei contatti e chiedeva la cortesia di portare all'attenzione dei presenti la lettera allegata. Purtroppo non abbiamo ricevuto alcun tipo di risposta, neppure successiva alla data del Convegno: pur immaginando e comprendendo a causa del poco preavviso la difficoltà di un tempestivo cenno di riscontro, avremmo gradito una risposta a posteriori in segno di cortesia e apertura al dialogo. Di questo silenzio ci dispiace molto non perchè abbiamo la presunzione di credere che le nostre richieste debbano essere sempre accettate, ma perchè riteniamo che un'istituzione non possa andare avanti per la propria strada senza ascoltare gli utenti, rifiutandosi di dialogare con loro e addirittura ignorandone le legittime richieste. Eppure è proprio quello che gli organi rappresentativi delle ostetriche (Federazione Nazionale e Collegi provinciali) stanno facendo in questi ultimi mesi, perseguendo degli obiettivi che nulla hanno a che vedere con la salute e i diritti delle donne e dei bambini (in riferimento a tali vicende leggi gli articoli sul blog a partire da luglio, in particolare qui e qui).
Questa che pubblichiamo è la lettera aperta che abbiamo inviato alla presidente del Collegio delle Ostetriche di Bari e BAT e che avremmo voluto far leggere in occasione del Convegno. Speriamo che la sua condivisione possa servire da stimolo alla riflessione in chi la leggerà.
Lettera aperta ai relatori e ai partecipanti del Convegno “La solidarietà si fa terapia fin dalla nascita” (Bari, 8 novembre 2014), con l'augurio che sia d'aiuto per una riflessione collettiva.
Gentilissimi,
siamo un gruppo di mamme
che, al pari forse di tutti coloro che sono genitori, cercano il modo
migliore per dare ai propri figli salute, benessere e serenità e,
nel nostro piccolo, proviamo a diffondere le informazioni acquisite
su come vivere al meglio il momento della nascita, evento di
fondamentale importanza sia nella vita della donna che partorisce,
sia -ancor di più- in quella dell'essere umano che viene al mondo.
Abbiamo dunque appreso la
notizia di questo convegno dal nome “La solidarietà si fa terapia
fin dalla nascita” con un po' di perplessità e qualche timore.
Premettiamo che non siamo
assolutamente contrarie alla donazione del sangue cordonale, gesto di
grande solidarietà e generosità che una donna e un uomo compiono
con nobiltà d'animo, ritenendo che quella piccola quantità di
sangue, altrimenti inutilizzata e sprecata, possa salvare delle vite
umane.
Sappiamo però anche che
la biologia prevede che quella quantità di sangue (in realtà non
tanto piccola) non debba essere inutilizzata e sprecata, tanto è
vero che, se la mano umana non interviene, con un gesto tanto moderno
quanto scientificamente infondato, a clampare e tagliare il cordone,
quel sangue viene trasmesso interamente al suo legittimo
proprietario, il neonato.
Sappiamo che sono molti e
continuano ad aumentare gli studi scientifici che attestano le
ricadute in termini di salute di questo piccolo gesto: non
tagliare precocemente il cordone significa garantire al bambino
migliori riserve di ferro e globuli rossi, per iniziare al meglio la
propria vita dopo il grande sforzo della nascita, prevenzione
dell'anemia sino a 6 mesi, miglior peso alla nascita, prevenzione
delle infezioni, ossigeno e cellule staminali che assicurano
nutrimento ed energia ai tessuti e agli organi del neonato, quindi in
generale migliore salute ed aumentata immunità (a breve a tal
proposito uscirà un interessante articolo sul giornale “Donna&Donna”
edito dalla Scuola Elementale di Arte Ostetrica). A questo si
aggiunge il fatto che quella che è considerata una piccola parte di
sangue in realtà può arrivare a corrispondere ad 1/3 del volume del
sangue di un neonato.
Detto questo la nostra
perplessità è derivata dal timore che questo convegno, al pari
della modifica del Codice Deontologico delle ostetriche e di molti
altri gesti, rischi di non garantire ai genitori che sono davanti ad
una scelta importante un'informazione chiara e completa a 360°.
Tutt'altro, temiamo (e allo stesso tempo ci auguriamo che i
nostri timori siano infondati) che si diffonda un'informazione
sbilanciata che induca negli operatori e, di conseguenza, nei
genitori inconsapevoli, una scelta quasi “obbligata” da prassi
frettolose in sala parto, da una scarsa conoscenza dei benefici del
taglio ritardato e da una promozione martellante del nobile gesto
della donazione. Se un genitore sceglie di donare il sangue di
suo figlio appena nato perchè la ritiene una buona azione a costo
zero, ripeterebbe la stessa scelta se sapesse che il costo potrebbe
essere la salute di suo figlio? Se debitamente informato, un genitore
deve essere libero di donare il sangue cordonale, spinto da personali
motivazioni. Ed ancor più valore ha la possibilità che si scelga la
donazione, nei casi in cui il cordone deve essere clampato e reciso
subito: se non può andare al legittimo proprietario, in quei casi è
magnifico che quel prezioso sangue possa servire ad altri. Ma
quando la scelta di un genitore non è supportata da adeguate
informazioni, come possiamo parlare davvero di “scelta”?
L'augurio è che questo
congresso sappia trasmettere ai presenti informazioni importanti,
libere e complete, che sia un importante tassello per la salvaguardia
della salute pubblica e che nulla abbia delle tante operazioni di
marketing che purtroppo ai nostri giorni siamo spesso costretti a
subire quando si parla di salute.
Concludiamo augurandovi
una proficua riflessione ed un buon lavoro.
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